Basta con la subordinazione culturale

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Giacomo Cunial

L’episodio del Salone Auto Torino conferma – con certezza matematica – una tendenza a cui da tempo stiamo assistendo, con troppa inerzia e sudditanza: la criminalizzazione dei motori, del motorsport in particolare, da parte della stampa generalista nazionale, con un occhio di riguardo per i rally. Ogni episodio di incidente più o meno grave, avvenuto in contesti di varie ed eventuali manifestazioni motoristiche, prestigiosa o meno che sia, diventa in primis virale e in secundis una notizia – molto spesso distorta e drammatizzata – da dare in pasto alle testate e ai prime time nazionali. Un gioco che non ci piace per niente e che non può continuare.

Non daremo troppo spazio al fatto in sé accaduto a Torino in particolare, è solo l’ultimo di una serie lung(hissim)a di episodi distorti che finiscono su La7, TG1 delle 20 e compagnia.

Durante una parata del Salone Auto Torino, una Lancia 037 – guidata in modo inadeguato, va sottolineato – finisce a velocità minima contro le transenne e il pubblico assiepatosi dietro, causando delle lesioni. Al di là della sacrosanta preoccupazione per le condizioni di salute delle persone del pubblico coinvolte, l’episodio finisce subito come notizia “rallystica” di risonanza nazionale.

E quindi andando oltre la gravità dell’incidente, che pure è un tema ma non è il livello che vogliamo trattare qui, perché esiste una chiara coordinazione nella narrazione e nella drammatizzazione di incidenti automobilistici, rally in particolare? È solamente un fatto culturale, un riflesso condizionato del periodo storico – penoso – che stiamo vivendo, complice molto spesso l’incompetenza giornalistica, o c’è una ricerca della narrazione drammatica e intimidatoria per screditare un settore che è meglio che scompaia definitivamente (o almeno che nella testa e nei cuori degli appassionati)?

Ci piacerebbe approfondire questi aspetti e partiamo con queste semplici domande.

Ma soprattutto notiamo come l’ambiente, il sistema-motori-motorsport sia debole rispetto a questa narrazione e non si organizzi di conseguenza, faccia quadrato, non faccia sentire la propria voce, non sia coordinato da un contesto – che finisce poi per essere una battaglia politica – che gli renda dignità e valore. Nel frattempo, nello stesso weekend, passa praticamente in sordina la splendida manifestazione del Rally 1000 Miglia a Brescia e l’altrettanto splendida vittoria dei 4 volte campioni italiani rally Andrea Crugnola e Pietro Ometto.

Per quanto dobbiamo subire questa subordinazione culturale senza reagire?

In prospettiva futura, abbiamo Lancia che si appresta a tornare a fare i rally, un ritorno potremmo dire a furor di popolo. Ci auspichiamo possa essere un soggetto in grado di far sentire la propria potenza di Casa (brand, per essere precisi) automobilistica per influire nella comunicazione nazionale di largo respiro, che contribuisca a una inversione di tendenza nella narrazione, portandosi dietro tutto il movimento rallystico, quantomeno per salvaguardare l’immagine del progetto, creando un nuovo circolo virtuoso per le corse su strada.

E ricominciamo a fare i rally come si deve.

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